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INCENSO E OGNISSANTI

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L’ 1 e il 2 Novembre sono dedicati in molte culture all’omaggio dei trapassati. Ad onorare, cioè, il ricordo di persone che hanno lasciato la dimensione visibile per proseguire il viaggio di consapevolezza in altri piani vibratori.

Nella tradizione Italiana il 1° di Novembre è dedicato alla Festa di Ognissanti, mentre il 2 Novembre al Ricordo dei Defunti. Ricorrenze simili sono in realtà celebrate in tutto il globo, seppur con tempi e modalità diverse a seconda dei Paesi.

In questo articolo, anziché proporre una carrellata di tali festività vorrei esprimere alcune riflessioni sul significato di ricordare chi, dopo aver lavorato intensamente su se stesso, a un certo punto della vita  ha raggiunto un grado di risveglio interiore tale da riallacciarsi consapevolmente alla Fonte Unica.

I Santi, appunto.

Santi e Maestri:

Per chiarezza, parto col dire che “Santo” nella mia accezione non si riferisce ai canonizzati dalla fede Cristiana. Ma quanti invece hanno raggiunto un grado di raffinata elevazione dell’essere e realizzazione spirituale.

Tutti loro, per me, sono degni di essere chiamati Maestri: cioè individui che tramite insegnamenti, scritti, opere, o semplicemente azioni silenti, hanno contribuito a mantenere vivo il “fuoco” dello Spirito e a trasmetterlo con pazienza dall’antichità fino ai giorni nostri.

Spesso comunque vige l’idea che tutti i Maestri siano persone completamente illuminate, il cui compito è coagulare attorno a sé gruppi di allievi o discepoli e condividere insegnamenti provenienti dai più nobili reami della coscienza. Figure, in questo senso, come il Cristo, Buddha, o altri più moderni che hanno condiviso pensieri e parole tramite libri o addirittura filmati.

Molto meno spesso, invece, si pensa a un Maestro come qualcuno che è ancora sulla strada per la propria realizzazione, ma il cui dovere verso il Sacro è di agire come ponte fra le generazioni precedenti e le successive. Trasmettendo cioè gli elementi chiave della propria tradizione a coloro che vengono dopo di lui, proprio come egli li ha ricevuti a suo tempo.

Il Maestro – colui che indica la soglia:

A ben vedere, questa è in realtà l’unica opzione possibile, poiché anche le anime più elevate sostengono che ciascuno può evolvere solo per conto proprio. O detto al contrario, nessuno può evolvere al posto di qualcun altro, né tantomeno risparmiare passaggi fondamentali per la crescita e la comprensione.

Volgendo il nostro sguardo alla figura dei Maestri sotto questa lente, ci renderemo conto dunque di come il loro compito si fermi soltanto a “indicare la soglia”. A farci focalizzare, cioè, l’attenzione sulla nostra realtà interiore, insegnandoci a porre domande su ciò che crediamo reale, col fine di renderci autonomi nel trovare la risposta più adatta a noi. Il loro vero ruolo, quindi, si riassume in due sole parole: renderci liberi.

Il paradosso – ognuno è un Maestro:

Alla luce di ciò, l’esperienza e il lavoro interiore mi hanno portato a realizzare un apparente paradosso: se il fine ultimo di ogni individuo è di conoscere a fondo se stesso, allora ogni essere che incrociamo sul nostro cammino può rivelarsi a buon diritto un Maestro.

Non soltanto le persone elevate, ma anche chi non lo è per nulla (o non appare tale) può insegnarci qualcosa. Alcuni infatti ci ispirano verso ciò cui vogliamo tendere; altri invece mostrano qualcosa che non vogliamo sviluppare, identità/personalità da cui vogliamo prendere le distanze o che preferiamo dismettere.

Fino ad arrivare a chi funge da specchio più o meno perfetto della nostra realtà interiore, incarnando in modo inequivocabile soltanto il frutto delle nostre proiezioni. Impedendoci cioè di continuare a fuggire da chi siamo veramente, portandoci in modo definitivo ad andare oltre il velo delle illusioni che noi stessi creiamo.

E’ proprio sulla base di queste riflessioni che ho deciso di proporre una miscela d’incenso e una breve meditazione per onorare tutti coloro che ci sono stati d’aiuto nel nostro percorso interiore.

Incenso di Ognissanti:

Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare a pizzichi sul carboncino. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.

Onorare i Maestri presenti e passati:

Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro agio e abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti, o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica.

Se ci fa piacere, abbassiamo le luci e accendiamo una candela quale simbolo del fuoco della Tradizione Spirituale (quale che sia quella che sentiamo più vicina a noi) i Maestri hanno voluto tramandarci. Da questa accendiamo il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo utilizzare la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.

Quando il carboncino diventa tutto bianco all’esterno (5 o 6 minuti) versiamo un pizzico dell’incenso preparato e lasciamo che i suoi fumi si diffondano,  riscaldando il nostro interno e conducendoci verso stati d’animo elevati.

Assumiamo una posizione comoda, seduti o sdraiati, rilassiamoci e rendiamo regolare il respiro.

Quando ci sentiamo pronti spostiamo la nostra attenzione e la nostra memoria alla persona che eravamo un anno fa, più o meno nello stesso periodo. Ripensiamo senza fretta alle tappe del percorso che consideriamo fondamentali e, alla luce di chi siamo oggi, ci hanno resi più maturi. Non importa che siano eventi grandi o clamorosi, ciò che conta è il segno che hanno lasciato in noi, le domande che ci hanno ispirato.

Accogliamo l’idea di ripensare anche a eventi difficili o travagliati, non solo a quelli felici: sorvolarli significherebbe negare una parte importante di noi, quella che ci fa sentire indifesi.

Partiamo dall’episodio più lontano che riusciamo a ricordare e concentriamoci sulle singole persone che ci hanno insegnato qualcosa su chi siamo e sulla nostra vita. E’ possibile che non sempre siano individui in carne ed ossa, ma anche autori di libri, film, personaggi di finzione, eroi mitologici, figure spirituali e così via.

Analizziamo con serenità d’animo e senza fretta ciò che da loro abbiamo appreso, le “prove” a cui ci hanno sottoposti, i limiti che ci hanno mostrato o che abbiamo superato grazie al confronto con loro.

Ammettiamo a noi stessi tutto questo nella forma che preferiamo: parole, discorsi, concetti astratti o anche solo stati interiori, ringraziandoli profondamente per quanto ci hanno donato.

Prendiamoci tutto il tempo necessario, senza fretta e senza paura di divagare in ambiti “sbagliati”: questo infatti non è un esercizio mnemonico per ricordare più dettagli possibili. E’ piuttosto un modo per abituarsi a provare sincera gratitudine verso ciò che ci è accaduto e chi abbiamo incontrato.

Rendersi consapevoli che, nel bene e nel male, ciò che accade è solo in previsione del nostro bene supremo, cioè la comprensione della Vita ad un livello di visione sempre più totale.

Continuiamo in questo modo passando in rassegna le varie situazioni, fino a quando abbiamo piacere, cercando di distillare da ogni episodio il succo più profondo che ne deriva.

Una volta terminato, prendiamoci il nostro tempo e ritorniamo con calma nel qui ed ora. Se il carboncino è ancora attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per corroborarci e purificarci, dopodiché possiamo spegnere la candela “congedando” mentalmente i Maestri (e le situazioni analizzate), con la consapevolezza che il loro fuoco e la loro luce rimarranno sempre al nostro interno.

Se ci è possibile, concediamoci una doccia o un bagno caldo per riportarci alla dimensione del corpo.

Stay (spiritually grateful) incensed

-Eraldo

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